Avrei potuto fare qualcos'altro? Ha detto qualcos'altro? Ricordando quella mattina non posso evitare di cadere in quei luoghi comuni che con arroganza chiamiamo cliché; vivi ogni giorno come se fosse l'ultimo, abbraccia sempre quella persona amata, non sai se sarà l'ultima volta che lo vedrai.
Quella mattina non è stata particolarmente speciale, mi sono preparata per il lavoro come sempre e gli ho dato un bacio sulla fronte. Qualche tempo fa ci siamo chiesti se ci capisse, se ci stesse ascoltando; Tutte le mattine cercavo di fargli compagnia qualche minuto prima di uscire di casa o quando arrivavo di notte, quel giorno non era così, il dottore veniva presto per fare un controllo di routine e non gli salutavo, Ero in ritardo, ironia della sorte, non avevo tempo.
La giornata è trascorsa normalmente ma verso le tre del pomeriggio, ho ricevuto una telefonata da mio padre, non era sua abitudine quindi l'ho intuito subito, non volevo più sbagliare, con le lacrime mi ha detto che avrebbe portato il telefono a mia madre, per salutarla perché l'infermiera aveva detto che era giunta l'ora, sono uscita in corridoio per non farmi sentire e le ho detto, riposa mamma, non litigare più, stiamo per essere bene, mi sono scusato per non essere stato il figlio migliore, in passato, e anche allora vivevo una vita senza meta, tra bevute e amicizie, senza rendermi conto della realtà della situazione, a tarda notte quando tornavo a casa, ascoltavo al mio padre stanco e saturo, aveva smesso di lavorare perché era al suo fianco, sarò sempre grato per la sua dedizione in questi ultimi anni. Dopo qualche minuto, ho sentito di nuovo la voce di mio padre, nostro figlio ci ha lasciato, Nohorita ci ha lasciato; Voglio pensare che mi ha sentito, che le mie parole le hanno dato un po' di pace, ho chiuso il telefono, un Motorola che appunto mi aveva regalato lei lo scorso Natale, sono andata dal mio capo e gli ho detto, dopo un abbraccio mi ha detto, vai Ger, vai con lei.
Me ne sono andato senza salutare, non l'ho detto a nessuno, sapevo che prima o poi l'avrebbero scoperto; Ricordo di aver camminato per la 45esima strada, forse è passata mezz'ora quando mi sono fermato per una sigaretta, anche se sapevo che dovevo andare da mio padre, avevo bisogno di un momento da solo, il telefono ha vibrato più volte, non l'ho guardato , non c'era più niente più di quello che potevano dirmi, finalmente, ho preso un taxi e sono tornata a casa, un abbraccio tra le lacrime, quello di mio padre, l'ho abbracciata, ho visto i suoi occhi chiusi come non faceva da tempo, durante negli ultimi mesi non ha chiuso gli occhi, tanto che l'infermiera regolarmente li lubrificava, si era persa da tempo, intrappolata dentro un corpo senza vita.
Sollievo, certo, tristezza, sicuramente, ma soprattutto vuoto e impotenza. Oggi cerco di parlare con mio padre tutti i giorni, so che il giorno in cui mi mancherà non se ne andrà senza un abbraccio.
Traducción, Faber Fuerte. |